Ti va di salire all’alpeggio?

L’alpeggio è una pratica molto antica che nasce dall’esigenza dell’uomo di sfruttare le risorse naturali della montagna per il proprio sostentamento. Dalla nostra esperienza a contatto con il pubblico, abbiamo capito che non sono in molti a conoscere il significato preciso di questa parola.

La sua definizione sul dizionario Treccani recita:

L’esercizio del pascolo del bestiame in montagna (Alpi, Appennini, Pirenei, Carpazi), da quote di circa 1000 m sino a 2300-2500 m, effettuato da fine maggio a metà settembre, ma con durata diversa secondo l’altitudine, l’esposizione, la giacitura e la vegetazione dei pascoli (è detto anche monticazione e estatatura).

Anche con questa definizione, comunque, il concetto non è del tutto chiaro. L’alpeggio è il pascolo in alta montagna, ma non è solo questo. È una transumanza parziale durante la quale gli agricoltori, quasi sempre con le loro famiglie (spesso “allargate” per l’occasione), si trasferiscono nelle baite di alta montagna. Non sono, quindi, solo gli animali che pascolano in montagna. L’alpeggio sono persone, famiglie con donne e bambini, che lasciano le loro case per diversi mesi e si trasferiscono in montagna, nelle baite dislocate tra i pascoli.

La vita in alpeggio è una vita lontana dalle comodità quotidiane alle quali siamo tutti abituati. Per comprare una camicia non c’è un negozio a trecento metri di distanza. Non c’è la bottega dove comprare il pane ogni mattina, non c’è il bar dove fare colazione o la lavasecco dove dare una rinfrescata al piumone.

Eppure, nonostante le difficoltà, l’alpeggio è un festa, una sorta di rito che ogni anno coinvolge le famiglie degli alpeggiatori.

In questo articolo seguiremo la preparazione e la salita in alpeggio dell’azienda agricola di Carrara Ignazio, storico allevatore di mucche di razza Bruna Alpina Originale (per informazioni sulla razza CLICCA QUI).

Carrara Ignazio, la moglie Silvia, i figli Angelo e Claudia e il nipote Giacomo sono storici allevatori della Val Serina. La loro stalla si trova a Valpiana, frazione di Serina. Qui, durante quasi tutto l’anno, allevano le loro mucche e producono il Formaggio Val Serina, oltre a Stracchini all’antica delle Valli Orobiche, formagelle, burro e panna nostrani.

Durante la tarda primavera e parte dell’autunno le mucche si trovano nei pascoli del paese e dei paesi vicini, tra gli ottocento e i mille metri di quota. Nei mesi freddi, da fine ottobre, fino a metà aprile, le mucche sono al riparo nella stalla. In questi periodi il punto di riferimento è proprio la stalla, che si trova a ridosso della loro casa. Nel complesso dove abitano c’è il piccolo casello, c’è la cantina di stagionatura, c’è il fienile, insomma c’è tutto quello che serve per fare quello che fanno.

Ma d’estate no. D’estate si va in alpeggio e per due mesi abbondanti la vita si trasforma.

L’adrenalina dell’alpeggio

È un sabato di inizio Luglio. In negozio, con noi, c’è Monia, che oltre ad allevare qualche capo di bestiame, ci dà una mano nel lavoro dell’alta stagione. Monia è la fidanzata di Angelo, il figlio di Ignazio. Sulla strada provinciale, di fronte al negozio, passano due camion carichi di mucche. È la mandria dell’azienda agricola La Gelsomina di Oltre il Colle che sta partendo per l’alpeggio alle Baite di Mezzeno, sopra Roncobello, in Val Brembana.

Monia guarda quei camion e le brillano gli occhi. Non sta più nella pelle.

«Settimana prossima tocca a noi», dice.

Il sabato successivo tocca a Ignazio cargà ‘l mùt, “caricare il monte” (trasferirsi con la mandria all’alpeggio). E per Monia è un rito annuale al quale non può mancare. A questo trasferimento partecipano parenti, amici, conoscenti degli allevatori, tutti in una sorta di festa che unisce fatica e solidarietà.

Venerdì: gli ultimi preparativi.

Il giorno che precede la partenza si preparano le ultime cose: gli attrezzi per i recinti sui pascoli alti, i vestiti e tutti gli oggetti che serviranno per vivere nelle baite.

Anche la mandria è da preparare. Ignazio e la sua famiglia andranno in alpeggio ai Laghi Gemelli, nel cuore delle montagne della Val Brembana. Da Valpiana, il modo più agevole per la salita è quello di trasferire la mandria a Branzi con i camion e, da lì, affrontare a piedi la salita che durerà circa quattro ore.

Tutto questo va fatto combaciare con la normale attività degli animali che, naturalmente, non possono smettere di produrre latte a comando. La mandria è pronta in un piccolo pascolo al lato della strada già da ieri sera, giovedì. Il piano d’azione prevede che il trasferimento a Branzi venga fatto questa sera, venerdì.

Durante il pomeriggio, a partire dalle 16 circa, le mucche in lattazione andranno munte, prima di affrontare il viaggio con il camion. La mungitura, qui e in alpeggio, è fatta a mano. Ci sono tante persone che aiutano (i parenti, gli amici, fidanzati e fidanzate…) e tante altre che, dalla strada, assistono, trepidanti d’attesa per la partenza imminente.

Sono quasi le sette e arrivano i due camion noleggiati per il trasferimento. Si carica il bestiame, non senza difficoltà, e si parte.

Un’ora e mezza dopo i camion si fermano a lato della strada nel paese di Branzi, nel cuore della Val Brembana. Le mucche scendono e si sparpagliano in un prato poco lontano attrezzato con un recinto. Qui passeranno la notte in attesa che sorga il grande giorno.

Alla sera la stanchezza è tanta, ma la soddisfazione è ancora di più. Una soddisfazione viscerale, che traspare dagli occhi e che fa sentire vivi come non mai. È una soddisfazione carica d’attesa e di energia, che nasce da una passione profonda per questo mestiere. Nonostante queste emozioni intense, c’è calma nell’aria. La calma che precede l’avventura del giorno che sorgerà tra poche ore.

Sabato, il grande giorno

Prima di partire bisogna mungere. La sveglia è prima dell’alba. Quando sorge il sole (in questo periodo dell’anno più o meno alle cinque e un quarto del mattino) Ignazio e la truppa sono già in attività.

Ormai è tutto pronto, si imbocca il sentiero per la salita e si comincia a faticare. In tutto, ad accompagnare la mandria, ci sono quasi venti persone, tutte entusiaste. Ci sono anche molti bambini che scalpitano per rendersi utili. Tra di loro ci sono anche i piccoli Mauro e Fabio, di sette e dieci anni, rappresentanti della famiglia Paganì. Il più grande, Mauro, passerà diversi giorni in alpeggio con la famiglia di Ignazio, accolto come un nipote.

La salita avviene percorrendo sentieri e mulattiere in una carovana di circa 100 capi di bestiame. Gli animali seguono l’allevatore, che si trova in testa. Lentamente, la camminata porta ai Laghi Gemelli, dove il panorama si apre e i pascoli, grazie alle piogge e al sole delle scorse settimane, sono ampi e rigogliosi.

Su questi prati e tra queste rocce, Ignazio e i suoi aiutanti mungeranno ogni giorno, a mano, le mucche in lattazione. Si tratta di una quarantina di capi.

Le particolarità dell’alpeggio

Una volta arrivate in alpeggio le mucche si muoveranno nei pascoli alti per tutta l’estate. Più si sale di quota e più le fioriture e la maturazione dell’erba sono tardive. Per questo motivo con l’avanzare dell’estate la mandria si sposterà sempre più in alto, fino a raggiungere circa i duemila metri di quota, per poi tornare lentamente a scendere verso la fine della stagione.

L’alpeggio offre alle mucche erbe che in bassa quota non ci sono. È proprio questa varietà di foraggio particolare e specifica di ogni singolo alpeggio a rendere unica questa pratica. Anche il prodotto che ne ricaveranno gli allevatori, il formaggio, sarà determinato dalla zona del pascolo.

Ma l’alpeggio non significa soltanto varietà floreali e vegetali di alta quota. Grazie a questa pratica i pascoli rimangono tali e non si ricoprono di arbusti infestanti. I sentieri alti restano battuti e tracciati. Le baite ricevono la manutenzione necessaria e rimangono in funzione.

Inoltre, l’alpeggio è un toccasana anche per gli animali, che muovendosi liberi in continuazione vivono meglio e producono un latte decisamente migliore. Basti pensare che i formaggi prodotti con il latte di animali alimentati al pascolo in alpeggio è un alimento in grado di ridurre il colesterolo, al contrario di ciò che si crede comunemente. Se ti sembra strano, dai un’occhiata a questo articolo: Formaggio e colesterolo.

Se questo articolo ti è piaciuto condividilo con i tuoi amici usando i pulsanti che trovi più in basso. E se ti è venuta voglia di assaggiare i formaggi dell’azienda agricola di Carrara Ignazio, li puoi trovare sul nostro negozio cliccando su questo pulsante:

4.7/5 - (3 votes)